L’Eucaristia che abbiamo celebrato è certamente il rendimento di grazie più bello che noi possiamo offrire al Padre. Mi permetto di aggiungere qualche breve indirizzo per dar voce ai molti sentimenti che mi accompagnano in questo momento così impegnativo della mia vita.

Un pensiero di gratitudine innalzo, prima di tutto, al Signore per la Sua grande bontà e misericordia. Niente di tutto ciò che ho ricevuto nella mia vita e sto vivendo questa sera, è merito mio, ma dono gratuito di Dio: a lui tutta la mia riconoscenza. 

Chiedo a tutti voi di unirvi a me nel ringraziare Dio per questo dono di grazia, che mi ha posto in mezzo alle comunità monastiche che mi sono state affidate, come segno del Cristo che è “venuto non per essere servito ma per servire e dare la vita” (Mc 10,45). A Dio Padre che ci ha creato, a Cristo Gesù Signore che ci ha redenti, allo Spirito Santo Amore che ci unisce nella santa Chiesa, ogni onore e gloria: la mia vita possa essere tutta un canto di lode alla Santissima Trinità. 

Un ringraziamento particolare rivolgo al Vescovo, mons. Ambrogio Spreafico che ha presieduto questa solenne liturgia, soprattutto per la sua paterna vicinanza nei giorni difficili della malattia e della dipartita del nostro amato abate Eugenio, a cui rinnovo tutta la mia riconoscenza per avermi voluto con insistenza al suo fianco, come priore, nella guida della comunità di Casamari. 

Un ringraziamento cordiale rivolgo al Rev.mo abate generale dell’Ordine Cistercense Padre Mauro-Giuseppe Lepori il quale, pur tra i moltissimi impegni dell’Ordine, ha voluto impartirmi la benedizione abbaziale.

Grazie di cuore anche ai vescovi qui presenti, agli abati; ai presbiteri, in particolare ai confratelli della vicaria di Veroli-Monte San Giovanni Campano-Boville, ai diaconi; ai membri della vita consacrata; agli amici; alle autorità di ogni ordine e grado; a tutti gli uomini e donne che si sono stretti intorno a me in questo momento così solenne e significativo e hanno voluto onorare la comunità di Casamari e la mia persona con la loro presenza. 

Un pensiero particolarmente commosso rivolgo al mio papà Severino per gli insegnamenti ricevuti, e che amo pensare tra le braccia misericordiose di Dio e alla mia cara mamma Nicolina qui presente e quasi centenaria, sempre attenta  ancora al bene di suo figlio, insieme a mio fratello, alle mie sorelle e a tutti i miei parenti.

Un graditissimo ringraziamento rivolgo a tutti i fedeli della Parrocchia di Casamari, alla confraternita, agli oblati, al coro, in particolare a quelli di Porrino e Reggimento, con cui ho condiviso tanti anni di crescita umana e spirituale, e a tutti coloro che sono collegati in diretta televisiva e possono gustare la bellezza di questo momento e pregare con noi, soprattutto agli anziani e a tutte le persone in disagio e sofferenza che sono spiritualmente in comunione con noi.

Ringrazio i membri dell’Istituto san Bernardo e tutti coloro che, a vario titolo, si sono adoperati per la riuscita di questa celebrazione: il Signore li ricompensi tutti con la sua grazia e la sua benedizione.

Al termine di questa solenne celebrazione mi sia concesso, con il cuore dilatato dall’affetto e in tumulto per la commozione, di rivolgermi e ringraziare tutti i miei cari confratelli monaci della comunità di Casamari e delle altre comunità della Congregazione, sia i presenti sia gli assenti dell’Italia, dell’Africa e del Brasile. Il Signore li perdoni per avermi votato. Vi ringrazio, comunque, carissimi confratelli, della fiducia che avete avuto nei miei riguardi. Vi confesso che nel momento in cui il vicario generale mi ha posto la croce pettorale, ho avvertito fortemente il peso morale e spirituale del mandato ricevuto. Mi sono rivolto al Signore e dall’intimo del cuore, gli ho risposto: “Se questa è la tua volontà, Signore, allora è anche la mia”. Ho avvertito come non mai l’importanza e il peso della responsabilità della funzione dell’abate in un monastero benedettino. San Benedetto, con tocchi magistrali di cesello, ne delinea la figura morale, spirituale, giuridica, psicologica fino all’affermazione nel capitolo LXIII della Regola: “L’abate, poi, giacché si sa  per fede che fa le veci di Cristo, sia chiamato Signore ed Abate, non per sua presunzione ma per amore di Cristo. Dal canto suo egli pensi alla sua dignità e si mostri meritevole di tale onore (San Benedetto, Regola, 63, 13). Nel capitolo successivo, poi, san Benedetto, tra i tanti suggerimenti e moniti che rivolge all’abate eletto gli ricorda e lo ammonisce: “Chi, poi, è stato costituito abate pensi sempre qual peso si è addossato e a Colui a cui dovrà rendere conto della sua gestione. Sappia che è suo dovere più di giovare che di comandare” (San Benedetto, Regola, 64,7-8).

Cari confratelli di fronte a questi moniti del santo padre Benedetto potete capire la trepidazione e il mio tumulto di cuore tanto che con sant’Agostino mi sono permesso di rivolgermi al Signore: “Da quod jubes et jube quod vis – Signore, donami quello che tu mi comandi e poi comandami quello che tu vuoi”.

Fratelli carissimi insieme alla grazia di Dio chiedo a voi di pregare per me perché Dio mi conceda un cuore di Padre, insieme vi chiedo la vostra sincera, fattiva collaborazione. Vogliamo camminare insieme, pienamente convinti e responsabili della nostra testimonianza monastica a gloria di Dio e ad edificazione della nostra Santa Madre Chiesa.

E questo proposito ed impegno, cari fratelli, lo vogliamo deporre sulle urne dei sei santi martiri di Casamari, nostri confratelli, dei quali il 17 aprile dell’anno venturo, celebreremo proprio qui il rito di beatificazione: loro hanno testimoniato con il sangue, noi vogliamo testimoniare con la vita l’amore a Cristo morto e risorto per la nostra salvezza.

Ringrazio ancora tutti e vi prego di non dimenticare di pregare per me. Grazie.

 

 

 

 

 

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